Produttori minori italiani

Da FountainPen.
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A.S.CO.

Storia

La Asco nasce come sottomarca della Aurora nel 1929, più o meno in contemporanea con la sorella Olo e con l'uscita delle Duplex in celluloide. La nuova sottomarca, abbreviazione del nome Advertizing Service Company, nacque nella strategia di diversificazione dell'offerta adottata dall'azienda, per coprire il mercato degli oggetti di promozione aziendale dedicandosi alla produzione di penne pubblicitarie. In realtà poi le penne Asco ebbero una diffusione molto più ampia, andando a coprire la fascia più bassa del mercato e la distribuzione via catalogo illustrato.

Come per Olo anche Asco nacque come marchio completamente indipendente dalla Aurora, ma contrariamente ad essa continuò sempre a restare tale. La commercializzazione delle penne Asco venne infatti affidata alla Agenzia Supera, che operava in maniera indipendente avendo una propria sede a Torino, all'indirizzo di Galleria Umberto I.

Sia la scelta del nome inglese, confermata pure dalle incisioni in inglese sul corpo della penna, cercava di catturare (come fecero altre ditte italiane dello stesso periodo) l'interesse del pubblico verso un prodotto che era inizialmente entrato in Italia come prodotto di importazione. Inoltre il nome stesso richiamava i servizi pubblicitari, che era il segmento di mercato cui si rivolgeva la produzione Asco.

La produzione Asco era comunque rivolta alla fascia più economica, nel tentativo di realizzare una penna economica in grado di raggiungere il pubblico più vasto, fornendo un oggetto di uso comune e non un bene di lusso. Questo venne garantito attraverso le vendite per corrispondenza effettuate tramite cataloghi ad edizione mensile, ed anche attraverso i cosiddetti propagandisti, in sostanza gli acquirenti stessi che venivano trasformati in agenti di vendita con incentivi in forma di penne omaggio sulla base del volume venduto.

La produzione della Asco è molto varia e di difficile classificazione nonostante la vendita per cataloghi, dato che la pubblicazione mensile non copriva tutti i possibili modelli. In generale però questi rispecchiano i rispettivi modelli Aurora dello stesso periodo. I modelli iniziali sono sostanzialmente delle rientranti identiche alla A.R.A. 3, marchiate però con il logo Asco (un rombo orizzontale contenente la scritta A.S.CO.) e le diciture Fountain Pen e Trade Mark riportata su due righe rispettivamente ai due lati.

A queste seguirono penne con caricamento a levetta o a pulsante di fondo, prodotte nei colori rosso, verde, blu ed nell'onnipresente nero. Queste penne sono molto simili alla Duplex, in particolare quelle con caricamento a levetta in cui quest'ultima è identica a quella presente sulla Duplex eccetto che per l'assenza di incisioni. I modelli venivano prodotti in due misure grande e media, denominate Senior e Junior per i modelli a pulsante di fondo e Businnes e Standard per le versioni a levetta.

Nella prima metà degli anni '30 venne introdotta una nuova linea di penne con caricamento a pulsante di fondo, con linee più affusolate ed testa e fondello di forma conica, prodotte sia in celluloide marmorizzata che a tinta unita. Questi modelli vennero sempre prodotti in due dimensioni, grande e media e denominati rispettivamente Modern 23 e Electa 21. A questi si affiancarono, nella seconda metà degli anni '30, modelli prodotti da tubi di celluloide in molteplici colorazioni marmorizzate, di qualità inferiore.

La produzione delle penne Asco venne interrotta nella seconda metà degli anni '30. Nonostante si tratti di penne rivolte alla fascia più bassa del mercato, la qualità costruttiva ed i materiali restano di ottimo livello, tanto che c'è chi sostiene che la Asco, più che una sottomarca, debba essere considerata come una linea di produzione indipendente.

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Ercolessi

Storia

Come in molti altri casi la Ercolessi non è proriamente una azienda produttrice di stilografiche, quanto un marchio utilizzato per coprire una produzione molto varia, effettuata dalle principali aziende costruttrici italiane. Il marchio E. E. Ercolessi infatti fa riferimento alle attività commerciali di Edgardo Ercolessi e della moglie Elvira, che nel 1921 fondarono una attività di rivendita di materiale da scrittura con due importanti negozi nelle vie centrali di Milano.

Legato da rapporti di parantele con Eugenio Verga, fondatore della Columbus e da rapporti di amicizia con Armando Simoni, Egardo Ercolessi iniziò a proporre nei suoi negozi delle penne marchiate esplicitamente con il suo nome, prodotte per lo più da queste due aziende. Non è chiaro se all'origine di questa attività di produzione siano state esigenze promozionali o la necessità di distinguersi sul mercato, ma a lungo l'azienda dette vita a produzioni con il suo marchio.

Le prime penne marchiate Ercolessi, realizzate agli inizi degli anni '20, erano delle rientranti in ebanite, sullo stile della Waterman 42, quasi certamente prodotte dalla Columbus. A queste si aggiunsero in seguito modelli con caricamento a levetta. A queste seguirono penne in stile Duofold in ebanite colorata, prodotte presumibilmente, come la gran parte delle penne degli anni '30, dalla Omas.

A queste seguirono poi altri modelli, derivati dalla Minerva Ellittica con caricamento a pulsante di fondo, denominata Serie 50 e realizzati nelle stesse misure di questa e con la stessa numerazione, adottata copiando lo schema usato dalla Waterman: la 52½ V (corta e sottile, da signora, ad anello), la 52½ (media e sottile), la 52 (media) e la 55 (grande). Le penne però presentavano una decorazione con tre anellini e diverse colorazioni della celluloide.

A questa linea si affiancava una più raffinata, derivata dalla Minerva Ellittica con caricamento a levetta, anche questa prodotta con colorazioni inusuali per la versione originale. Come ulteriore testimonianza di una produzione affidata in gran parte alla Omas vennero realizzate anche delle Ercolessi derivate dalla Minerva Classica, sia nella versione con caricamento a levetta che in quella con caricamento a stantuffo.

Alle linee in celluloide si affiancarono pure delle versioni rientranti decorate con elaborati rivestimenti in metallo, di nuovo denominate secondo lo schema di Waterman con i numeri 42, 42½ e 42½ V, di probabile produzione Columbus. Sempre di produzione Columbus era il modello denominato Velox, simile ai modelli Columbus Extra lisci, con clip a rotellina e due anelli di diverso spessore sul cappuccio.

Solo a partire dagli anni '40 la collaborazione con Omas e Columbus cessò, probabilmente a causa delle difficoltà negli approvvigionamenti di celluloide, e la Ercolessi si rivolse alla Ancora, che produsse per lui dei modelli con caricamento a stantuffo denominati Ercolessi 62 e Ercolessi 65, derivati dalle versioni economiche della Lusso.

Nel periodo bellico e dell'immediato dopoguerra le difficoltà economiche restrinsero le vendite degli articoli di lusso ed anche la Ercolessi si adeguò con la produzione di modelli più economici, commissionati in questo caso alla Montegrappa e alla Radius, in particolare da quest'ultima venne prodotta la cosiddetta Serie 70, derivata della Radius Extra affusolata.

Negli anni successivi, con la crisi della stilografica e l'ingresso sul mercato della penna a sfera usa e getta, l'azienda cessò completamente la produzione di penne a proprio marchio, restando attiva soltanto nell'attività commerciale con i negozi di Milano che anche oggi sono un punto di riferimento per gli appassionati di stilografiche di quella città.

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Goliarda

Storia

La Goliarda nasce nel corso degli anni '20 come sottomarca della Ancora dedicata alla produzione di penne economiche per il mercato studentesco. Si tratta in genere di penne che risultavano essere poco costose rispetto alle corrispondenti marcate Ancora ma comunque eleganti e di buona costruzione.

Le prime penne prodotte con questo marchio erano delle semplici rientranti in ebanite nera cesellata, nello stesso stile Flat top della Waterman 42. Queste vennero prodotte in quattro diverse misure, e recavano la incisione della dicitura Goliarda - Marchio Depositato sul corpo, e non vi era nessun riferimento che potesse ricondurre alla Ancora.

In seguito, all'incirca negli anni '30, venne realizzata una nuova serie di penne in celluloide, con lo stesso stile dei modelli Ancora contemporanei, con finiture sia cromate che laminate in oro molto semplici e un fermaglio scalettato o svasato. Le Goliarda di questo tipo erano di buone dimensioni ed equipaggiate con caricamento a levetta o a pulsante di fondo. Con questi nuovi modelli veniva sempre riportata sul corpo l'iscrizione Goliarda, ma posta al di sopra del classico logo dell'ancora che ne indicava chiaramente le origini.

Un ulteriore riferimento alla casa madre era presente sui pennini, quelli in oro infatti erano marcati Warranted, ma come per quelli della Rapid su di essi era presente il logo dell'ancora e le iniziali "G.Z." sui pennini in acciaio invece era presente soltanto la dicitura Goliarda in stampatello. Si ritiene che la produzione sia proseguita fino agli anni '40.

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Itala

Storia

Non solo non è nota una data precisa per la nascita di questa azienda, ma anche l'attribuzione di un periodo è incerta; c'è chi infatti ne fa risalire le origini agli anni '30. Pare però che, almeno da l punto di vista della fondazione ufficiale, la data debba essere spostata ai primi anni '40, facendo riferimento alla registrazione di una Società anonima vendita penne bicolore Itala Cromograf avvenuta a Genova nel 1941 e mantenuta fino al 1954. Non è cumunque chiaro se si tratti di un committente per la produzione o semplicemente di società creata, si vocifera dallo stesso Armando Simoni,[1] per la commercializzazione del prodotto.

In questo caso infatti più che di una marca separata, si tratta di un singolo modello di penna. La Itala infatti ha prodotto un solo modello, chiamato con lo stesso nome, dotato, come la Zerollo, di un particolarissimo sistema a doppio pennino, che come la sua analoga la rende uno dei modelli di stilografica più complessi sul piano tecnico che siano mai stati realizzati. Benché non vi sia al riguardo nessun documento ufficiale, ed nonostante che il marchio non vi compaia neanche indirettamente in nessuna maniera, viene dato per assodato la produzione di questa penna da parte della Omas sulla base delle caratteristiche tecniche ed estetiche della stessa.

La Itala infatti riporta soltanto la dicitura sul corpo Itala Cromograf presente anche sul corpo e sulle confezioni, senza nessun riferimento ad altre aziende. Esiste però una penna a doppio pennino prodotta da Simoni, marcata anche essa dal pallino rosso presente su alcune Itala, il che fa comunque supporre una qualche relazione fra le due aziende.

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LUS

Storia

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Minerva

Storia

Le origini del marchio Minerva non sono note con precisione, ma si possono far risalire, ricorrendo alla datazione dei modelli Omas corrispondenti, al periodo fra la fine degli anni '20 e l'inizio degli anni '30 in cui la casa principale produceva i suoi modelli Flattop, di cui esistono degli analoghi marchiati Minerva, sostanzialmente identici se non per l'uso di una clip senza incisioni e dell'uso di questo marchio sul corpo dove veniva riportata l'iscrizione Minerva Marc. Dep su due righe.

In seguito su questi modelli la clip a pallina venne sostituita da una clip con terminazione a spatola, che da allora sarà riutilizzata su altri modelli, a partire dalla Minerva Classica del 1934. All'inizio degli anni '30 vennero prodotte delle nuove versioni con forme più affusolate, di cui sono note diverse versioni. un modello noto in ambito collezionistico come Minerva Ellittica sulla base del nome loro dato da E. Dolcini nel suo libro sulla Omas.

Nello stesso periodo vennero prodotte con marchio Minerva anche delle imitazioni delle Parker Thrift Time, sostanzialmente identiche all'originale se non per la clip a paletta e i diversi colori della celluloide, oltre ovviamente alla marchiatura Minerva e March. Dep. sul corpo, posta sempre su due righe sovrapposte in caratteri maiuscoli.

Del 1934 è l'introduzione della linea denominata Minerva Classica, caratterizzata di nuovo dall'uso prevalente della clip a paletta, e dotata di caricamento a levetta, e mantenuta in produzione fino agli anni '40. Il marchio Minerva restò in produzione anche negli anni '50 e '60 con il modello Minerva 60, con caricamento a stantuffo, prodotto prima in celluloide e poi in resina termoplastica. Non sono note produzioni con questo marchio oltre gli anni '60.

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Olo

Storia

La Olo nasce come sottomarca della Aurora nel 1929, più o meno in contemporanea con la sorella Asco e con l'uscita delle Duplex in celluloide. La Olo sembra essere stata creata per affrontare il segmento di mercato delle stilografiche di fascia medio bassa, in modo da affiancare alla produzione dei modelli di pregio marcati Aurora delle stilografiche di prezzo inferiore (ed ovviamente meno pregiate) ma sempre di buona costruzione.

Nella strategia di diversificazione commerciale attuata dall'Aurora inizialmente la Olo si poneva come marchio del tutto indipendente, da commercializzare attraverso una rete capillare di punti di vendita diversi dalle ordinarie cartolerie. Per questo motivo all'inizio della storia del marchio non vi era nessun riferimento alla casa madre né sulle penne né sui relativi documenti; il produttore era denominato Fabbrica di Penne a Serbatoio Olo e come indirizzo dell'azienda veniva citata una casella postale di Torino.

Questo cambiò solo dopo la metà degli anni '30, quando il ruolo di sottomarca dell'Aurora divenne ufficialmente riconosciuto con la comparse delle penne Olo nei cataloghi dell'azienda madre, proposte sempre come penne di fascia inferiore, ma con le solite caratteristiche di affidabilità e robustezza.

Non esiste una datazione precisa dei modelli della Olo, anche se in genere si può prendere come riferimento quella associata ai corrispondenti modelli della Aurora di cui costituiscono una sorta di versione economica; sono infatti facilmente riconoscibili per forme, materiali e fermagli del tutto analoghi a quelli dei rispettivi modelli Aurora.

Le prime Olo erano delle rientranti analoghe alle R.A.3 (con clip) e alla R.A.0 (con anellino) marchiate però con il logo Olo (un ellissoide squadrato con la scritta OLO al suo interno) sia sul pennino che sul corpo della penna che sulla sommità del cappuccio. Queste vennero prodotte anche in versione rivestita in metallo laminato oro (marchiate 18 K.R.) sempre nelle due misure precedenti, denominate rispettivamente Tipo 3 e Tipo 0, e con due sistemi di caricamento, il safety ed il pulsante di fondo, queste ultime riprendevano invece forme e fermaglio della A.R.A. 15, anche se le decorazioni utilizzate per il rivestimento sono diverse da quelle dei modelli Aurora.

A queste prime stilografiche seguirono dei modelli Flat top, molto simili alla Duofold della Parker, sempre prodotti in due misure ed in celluloide nera e colorata. Queste penne sono caratterizzate da una veretta piuttosto ampia sul cappuccio e dal logo OLO inciso sul corpo in prossimità del fondo della penna e sulla sezione pennino. Questi modelli vennero creati in parallelo all'introduzione della Duplex di cui possono essere considerati la versione economica.

Seguendo i cambiamenti della produzione Aurora anche i modelli della Olo vennero rinnovati nella prima metà degli anni '30, con l'introduzione della Olo Lusso, prodotta in due misure, grande e media, con la stessa clip della Superna fissata sul cappuccio con una testina metallica dotata di un tassello a vite. La penna era realizzata in celluloide tornita dal pieno nei colori marmorizzati e a linee incrociate dei modelli Aurora dello stesso periodo e prodotta sia con finiture cromate che dorate. Il logo OLO era riportato o sulla sezione o sul corpo.

Nella seconda metà degli anni '30 vennero poi introdotti i modelli Olo F ed Olo Gamma, la prima era una penna sfaccettata, che si rifaceva all'analoga versione della Novum. la seconda una penna di linee più diritte, con un fondello con una copertura di metallo. Entrambe prevedevano l'abbinamento di matite meccaniche.

Negli anni '40 la produzione venne rivista, e venne utilizzata una nuova clip scalettata, non presente sui modelli marcati Aurora, ma utilizzata dall'azienda in altre produzioni economiche. Inoltre con l'introduzione nel 1938 dei pennini in Platiridio anche sulle Olo vennero montati pennini in acciaio o in acciaio placcato oro, marcati OLO, che oltre al logo con l'ellissoide squadrato riportano anche l'anno di produzione. La produzione di stilografiche a marchio Olo venne sostanzialmente abbandonata nel dopoguerra.

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Rapid

Storia

La Rapid nasce come sottomarca della Ancora verso la fine degli anni '20 quando alle rientranti prodotte direttamente con marchio Ancora venne affiancato questo ulteriore marchio, riservato esclusivamente alle penne realizzate con rivestimenti in metalli preziosi. Le penne Rapid sono caratterizzate dalla marcatura sul cappuccio del nome Rapid e delle lettere "G. Z." all'interno di un rombo.

Sulle penne Rapid vennero utilizzati sia pennini esplicitamente marchiati Ancora, che pennini con la semplice dicitura Warranted, ma facilmente riconoscibili come originali per la presenza di una incisione con il logo aziendale raffigurante un'ancora e le solite iniziali "G.Z." di Giuseppe Zanini, non sono invece mai stati trovati pennini marchiati Rapid.

La produzione delle penne Rapid rappresenta uno degli esempi di lavorazioni di rivestimenti metallici fra le più raffinate ed eleganti dell'epoca, sono infatti presenti, oltre alle più semplici lavorazioni con incisioni regolari o fascette decorative, veri capolavori con incisioni floreali realizzate a sbalzo o lavorazioni traforate con giochi cromatici di contrasto fra oro rosso e oro giallo.

La produzione delle penne marchiate Rapid è proseguita per tutti gli anni '30, periodo a cui si fa riferimento per l'apice della qualità raggiunta dal marchio, proseguendo fino ai tardi anni '40, sia pure con rivestimenti meno elaborati rispetto ai tempi migliori.

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Saratoga

Storia

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Tabo

Storia

La Tabo nasce a Bologna nel 19XX ad opera di Giuseppe Tantini, da cui deriva il nome, abbreviazione di Tantini - Bologna.

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The Scotland

Storia

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Uhlmann's Eterno

Storia

La Uhlmann's Eterno venne fondata nel 1902 a Milano da Emil Uhlmann come azienda specializzata nella produzione di rivestimenti in metallo laminato o in oro di varie tipologie di oggetti, fra cui anche le matite meccaniche. Benché presente sul mercato dall'inizio del secolo l'azienda non entrò sul mercato delle stilografiche fino alla prima metà degli anni '20, quando iniziò la commercializzazione di penne rientranti o a contagocce in ebanite, presumibilmente realizzate assemblando parti importate dalla Germania.

La produzione iniziale a marchio Uhlmann's Eterno ricorda infatti molto da vicino i modelli tedeschi dello stesso periodo, le penne riportavano la incisione del nome dell'azienda sul corpo della penna, insieme a quella del logo, costituito da un triangolo con un occhio al suo interno. Anche i pennini erano marcati con la dicitura Uhlmann's Eterno posta su due righe inframmezzate dallo stesso logo.

Nello stesso periodo iniziano a comparire sui cataloghi dell'azienda anche i primi modelli rivestiti, che risultarono di buona qualità, sia per le lavorazioni più semplici con motivi geometrici incisi a macchina con alternanza di superfici lisce o satinate, che per le lavorazioni più raffinate con motivi floreali realizzati a sbalzo o con decorazioni smaltate in diversi colori. Anche queste penne venivano marchiate con il nome dell'azienda, o più semplicemente con la sola dicitura Eterno, talvolta accompagnata dal logo.

All'inizio degli anni '30 l'azienda cambiò ragione sociale in Industria Reclame L. Uhlmann spostando la sede da Via Moscova 14 a Via Piave 7, in questo periodo l'azienda si affermò nella produzione di oggetti e strumenti di scrittura personalizzabili a scopo pubblicitario, promossi attraverso cataloghi illustrati. La gamma di articoli personalizzabili era molto vasta e comprendeva penne di probabile origine tedesca di scarsa qualità. A queste si aggiungeva però una produzione di penne marcate Uhlmann's Eterno o Eterno di buona qualità, come modelli Flat top in celluloide a pulsante di fondo di chiara imitazione della Duofold.

Nella seconda metà degli anni '30 la produzione venne ristilizzata secondo i dettami delle nuove tendenze, vennero prodotte delle nuove penne in celluloide anellata o marmorizzata di varie colorazioni, denominate Penne Lusso Extra sia in forme tonda che sfaccettate, e dotate di caricamento a levetta, a queste si aggiunsero penne in celluloide anellata trasparente con caricamento a siringa rovesciata molto simili alle Maxima della Ancora.

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Zerollo

Storia

La Zerollo venne fondata nel 1932 da Dante Davide Zerollo a Genova per la produzione di una delle stilografiche più originali siano mai state realizzate, dotata di un particolarissimo sistema telescopico che consentiva di usare alternativamente due penne diverse, contenute in un unico corpo, facendo uscire alternativamente ora l'una ora l'altra. La penna venne protetta, secondo il produttore, da brevetti ottenuti in tutto il mondo, di questi sono noto il British Patent n.397736, riconosciuto il 31 Agosto del 1933,[2] ed il francese n. 728038.

La Zerollo produsse sostanzialmente, sia pure in una varietà notevole di varianti, un solo modello, denominato Duo Color appunto per la particolarità di consentire, avendo al suo interno due penne separate, di scrivere con due colori diversi. Il meccanismo, che riprende la tecnologia delle rientranti è estremamente sofisticato e sopporta tolleranze minime, cosa che rende la penna piuttosto debole sul piano della stabilità meccanica. Attraverso un ingegnoso sistema a vite senza fine le due penne, che sono separate da una lamina metallica agganciata al fondello che la mette in rotazione, vengono fatte scorrere tramite delle scanalature realizzate sul corpo della penna e portate alternativamente dentro e fuori il corpo a seconda della direzione in cui si ruota il fondello.

Per scrivere è necessario estrarre completamente una delle due penne dal corpo, portando l'altra all0interno, in posizione di riposo queste invece devono essere poste alla stessa altezza restando parzialmente sporgenti dalla apertura anteriore, ed in questa posizione è possibile sia chiudere la penna col cappuccio che eseguire il caricamento. Il cappuccio infatti ha il solo scopo di protezione delle punte delle due penne, dato che l'inchiostro non è contenuto nel corpo ma nelle singole penne che sono alloggiate in esso.

Il caricamento avviene con lo stesso principio del caricamento a stuzzicadenti tramite due forellini presenti sul corpo che in posizione di riposo forniscono un accesso alle barre di pressione che consentono di strizzare i gommini posti su ciascuna delle due penne interne, che contengono l'inchiostro. In questo caso non è necessario avere uno stuzzicandenti, dato che la testina del cappuccio monta al suo interno un sottile pernietto di metallo adatto allo scopo; pertanto basta svitarla ed usarla come impugnatura per premere attraverso i forellini laterali.

Le prime versioni della penna vennero realizzate in ebanite, e sono presenti anche versioni rivestite con decorazioni in metallo laminato in oro. La produzione iniziale era sicuramente estremamente ridotta, dato che sono state ritrovati foglietti di garanzia, datati 1933, scritti a mano firmati singolarmente dallo stesso Dante Zerollo. A queste seguirono poi da versioni in celluloide realizzate in bellissimi colori marmorizzati, o a venature di legno, e con lavorazioni estremamente raffinate come una particolarissima sfaccettatura a spirale.

Data la qualità e la raffinatezza delle lavorazioni, e la presenza di celluloidi simili, è stata avanzata l'ipotesi che la produzione di queste penne sia stata affidata alla Omas, ma non esiste nessuna prova, riferimento o documento al riguardo che permetta di avvalorare questa ipotesi, e la somiglianza o la qualità delle lavorazioni non possono essere considerate un elemento conclusivo, al più si può ritenere che Zerollo si rifornisse dalla Omas per alcune parti.[3]

L'azienda ebbe un certo successo, e riuscì a commercializzare i suoi prodotti anche all'estero appoggiandosi alla Dunhill per il mercato inglese ed alla Uniq per quello francese, ma benché funzionale si trattava comunque di una penna dotata un sistema meccanico molto complesso e delicato, di difficile riparazione, che la rendeva fragile e tutto sommato non molto più comoda da usare rispetto alla semplice e lineare soluzione di portarsi dietro due penne separate. Mantenendo però la produzione basata solo su questo particolare modello, e non sapendo produrre ulteriore innovazione, con la caduta dell'interesse riscosso nel periodo iniziale, la Zerollo subì un progressivo declino restando sparendo dal mercato dopo la seconda guerra mondiale.

Per la particolarità delle sue penne, unita alla scarsa produzione ed alla ancora più scarsa disponibilità di esemplari funzionanti, le Zerollo restano fra i modelli di stilografiche più ricercati dai collezionisti, raggiungendo prezzi elevatissimi, anche se alla fine la rilevanza storica dell'azienda, specialmente in rapporto al panorama internazionale, resta tutto sommato relativamente marginale.

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Note

  1. nel caso sorge comunque spontaneo il dubbio del perché la penna non sia stata prodotta direttamente sotto marchio Omas.
  2. nel brevetto sono citati come inventori Mirko Chelazzi e Dino Frulli, presumibilmente impiegati di Zerollo.
  3. in questo articolo viene citata una ricerca di Luca De Ponti relativa a pennini e clip.